Nell'ultimo decennio alcuni governi africani
hanno condotto parecchie interviste presso le famiglie ai vari livelli di vita allo
scopo di rilevare lo stato di povertà delle popolazioni. Tra i criteri adottati in
queste interviste ce n'è uno che interessa maggiormente e cioè "la percezione del
benessere" da parte delle persone intervistate.
La risposta a questo indicatore, mette in risalto che essere in buona salute, avere
accesso alle cure ospedaliere, e poter assicurare l'educazione scolastica e professionale
ai propri figli, sono esattamente gli indicatori del benessere di una famiglia ma anche
le vie di fuga dalla povertà nel lungo termine.
Le percezioni qualitative del benessere mostrano che le popolazioni non considerano la
povertà in termini unicamente economici.
Infatti, il possesso di beni, la possibilità per una famiglia di mandare i figli a scuola,
di nutrirsi sufficientemente e di beneficiare delle cure mediche moderne, influiscono
sull'idea che le famiglie e gli individui si fanno della ricchezza e della povertà. Inoltre
l'incertezza del domani, la precarietà delle condizioni di vita, l'esclusione e la
vulnerabilità sociale sono ugualmente percepiti come dimensioni della povertà.
La Costa d'Avorio è estesa quanto l'Italia, ha 15 milioni di abitanti, la metà dei
quali con meno di 19 anni. Ex colonia francese, è indipendente dal 1960. Primo produttore
di cacao, è annoverato tra i paesi poveri altamente indebitati e bisognosi di aiuti.
Importa una parte del fabbisogno alimentare di base.
Ogni 100 persone attive, ce ne sono 142 inattive.
Oltre la metà delle donne è analfabeta. Esistono difficoltà di ogni tipo: carenza o assenza
di servizi sociali di base, malattie parassitarie e infettive, la malaria (principale causa
di morte) e la tubercolosi.
Sono in aumento gli orfani e i figli dell'Aids e sempre più
frequente l'utilizzo dei bambini come forza lavoro.
La mortalità della madre è elevata: si
muore di parto, di emorragie, di aborti e di interventi chirurgici precari e a rischio.
La Costa d'Avorio non deve lottare contro la siccità, contro il deserto che avanza,
la corsa alla città ha provocato lo svuotamento delle campagne, ha creato una nuova realtà sociale, quella di
coloro che non sono riusciti ad integrarsi: gli esclusi. Queste famiglie, migliaia e
migliaia, aumentano ogni giorno di più. Le "bidonvilles", regno della precarietà di vita,
della miseria morale e culturale, sono le nuove città. Gli emarginati aumentano e con loro
l'uso di alcool, di tabacco, di droghe e la delinquenza giovanile è dilagante. Mancano quasi
totalmente forme di attività sociali che diano stimolo alla crescita culturale e ad una
esistenza dignitosa.
Tutti noi sappiamo che le situazioni radicate di povertà in paesi come la Costa d'Avorio non
possono essere cambiate solo per opera di governi e d'istituzioni internazionali.
( A puro titolo di riflessione, basti sapere che a partire dagli anni '90 l'Africa francofona
subsahariana ha sperimentato 44 colpi di stato. Una media di quasi tre all'anno! Il protrarsi
delle sanguinose dittature ha provocato "distruzioni familiari" e ha sprofondato il continente
africano, compresa la Costa d'Avorio, in una irrimediabile crisi politica , sociale e
culturale che lo ha tagliato fuori dalla corsa allo sviluppo)
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Senza speranza non è possibile costruire la società di domani,
perchè la speranza dà il senso alla vita, l'orizzonte
all'umanità.
E' in questa profonda convinzione che la speranza cresce come una forza interiore
indissolubilmente
legata alla nostra fede e alla nostra carità.
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